Giuseppe Emanuele Modigliani e il laburismo; il dibattito italiano sul 'Partito del lavoro', il pacifismo di Zimmerwald, il confronto sulla Società delle Nazioni, l'antifascismo europeista

Pur riconoscendo l’alta statura morale e politica del personaggio, la storiografia ha spesso circoscritto il ruolo di Modigliani a determinati periodi storici (per esempio quelli riferiti al dibattito interno alla Concentrazione antifascista, tra gli anni ’20 e ’30). Emerge cioè soprattutto la sua fedeltà a una linea politica che per molti suoi interlocutori era apparsa ormai superata dai tempi. Fin dall’epoca della Prima guerra mondiale, di fronte all’esplosione del nazionalismo, dell’antiparlamentarismo e poi del fascismo, Modigliani rappresentò effettivamente una sorta di baluardo della tradizione socialista antirivoluzionaria. Pur sempre fedele agli ideali del socialismo, in diversi momenti seppe però prendere apertamente le distanze dalla linea ufficiale del suo partito, o comunque dai suoi maggiori esponenti. La sua ortodossia non fu perciò mai rigidamente dottrinaria consentendogli di aprirsi al confronto con modelli politici, antichi o recenti, che si presentassero sul piano internazionale. A tale proposito, è emblematico appunto il confronto con il modello laburista, che più volte si può rintracciare nella sua lunga militanza politica, e che nel tempo venne articolandosi su piani differenziati. Infatti Modigliani si pose il problema sia riguardo al ruolo dell’organizzazione economica operaia - e del suo rapporto con l’organizzazione politica -, sia sul riferimento al laburismo in alternativa alla tradizione socialdemocratica europea, sia della collaborazione con i maggiori dirigenti del Labour e dell’Indipendent Labour Party.