Il saggio prende in esame l'influenza socioculturale dei media con particolare riferimento al mantenimento dello status quo. La tesi sostenute è che i media, data la progressiva perdita di centralità e potere simbolico di due delle agenzie di socializzazione tradizionali - la famiglia e la religione - rappresentano oggigli agenti di controllo sociale più potenti, per certi aspetti perfino più incisivi della scuola, grazie alla loro capacità di raggiungere indistintamente tutte le fasce di popolazione, a prescindere da età, censo, ceto etc., per di più con una capillarità e continuità mai raggiunta prima da nessuna altra agenzia. E' tuttavia improbabile che i media riescano a ripetere, in paesi come quelli democratici occidentali, una forma di controllo sulle coscienze così offuscante e totalitario quale quello esercitato in passato dal triumvirato: "famiglia-chiesa-stato". Difatti la struttura stessa della democrazia e la non omogeneità del potere al suo interno determinano una certa pluralità di voci ed una serie di regole di minima che impediscono tentativi egemonici troppo diretti. Non si può però non considerare che negli attuali sistemi democratici, ai gruppi di potere dominanti sono sufficienti livelli di controllo delle coscienze assai meno diretti, autoritari e materialmente penalizzanti che in passato. Per certi versi è sufficiente loro una certa acquiescenza della popolazione, una sorta di complicità passiva; e poiché, almeno in occidente, non ci sono più problemi di lotta per la sopravvivenza e si è anzi raggiunto un indubbio benessere materiale nella maggioranza della popolazione, i media (in particolare TV, cinema e rotocalchi) divengono il principale "riempitivo" del tempo libero, gli strumenti tramite i quali si possono immaginare o "vivere per interposto personaggio" tutte quelle emozioni e gratificazioni che non si ha il coraggio o la possibilità di conseguire nella vita reale. I mass media, di per sé, non vanno considerati negativamente: come tutte le invenzioni umane, è l'uso che se ne fa che determina il loro valore. Essi operano infatti all'interno di una preesistente situazione conflittuale sul piano degli interessi economici, del potere, delle ideologie, delle religioni, delle culture; una situazione in cui da sempre i vari soggetti, organizzazioni, gruppi sociali in competizione/conflitto tendono, più o meno egoisticamente, a far prevalere e legittimare la propria definizione della realtà, o per meglio dire quella più congeniale ai loro interessi, avvalendosi a tal fine dei vari apparati - coercitivi e simbolici - loro disponibili. I mass media non sono dunque gli unici soggetti sociali cui vadano attribuite responsabità di influenzare strumentalmente la consapevolezza delle persone, né i primi ad aver operato in tal senso: anche anteriormente all'avvento delle comunicazioni di massa gran parte delle conoscenze sul mondo, sulla società, sull'uomo di cui le persone disponevano proveniva da agenzie di socializzazione che inevitabilmente vi imprimevano, più o meno consapevolmente e intenzionalmente, il loro marchio ideologico. Ne consegue che ogni critica ai mass media va inquadrata in una più ampia critica dell'intero sistema socioculturale, di cui i media rappresentano uno degli elementi, e per di più l'ultimo in ordine d'arrivo (anche se non l'ultimo in ordine d'importanza, come ben sostiene l'attuale paradigma degli effetti a lungo termine).

Cheli, E. (1998). Riflessioni su mass media, cultura e società. In Potenza e impotenza della memoria (pp. 100-106). Città di Castello : Tibergraph editrice.

Riflessioni su mass media, cultura e società

CHELI, ENRICO
1998-01-01

Abstract

Il saggio prende in esame l'influenza socioculturale dei media con particolare riferimento al mantenimento dello status quo. La tesi sostenute è che i media, data la progressiva perdita di centralità e potere simbolico di due delle agenzie di socializzazione tradizionali - la famiglia e la religione - rappresentano oggigli agenti di controllo sociale più potenti, per certi aspetti perfino più incisivi della scuola, grazie alla loro capacità di raggiungere indistintamente tutte le fasce di popolazione, a prescindere da età, censo, ceto etc., per di più con una capillarità e continuità mai raggiunta prima da nessuna altra agenzia. E' tuttavia improbabile che i media riescano a ripetere, in paesi come quelli democratici occidentali, una forma di controllo sulle coscienze così offuscante e totalitario quale quello esercitato in passato dal triumvirato: "famiglia-chiesa-stato". Difatti la struttura stessa della democrazia e la non omogeneità del potere al suo interno determinano una certa pluralità di voci ed una serie di regole di minima che impediscono tentativi egemonici troppo diretti. Non si può però non considerare che negli attuali sistemi democratici, ai gruppi di potere dominanti sono sufficienti livelli di controllo delle coscienze assai meno diretti, autoritari e materialmente penalizzanti che in passato. Per certi versi è sufficiente loro una certa acquiescenza della popolazione, una sorta di complicità passiva; e poiché, almeno in occidente, non ci sono più problemi di lotta per la sopravvivenza e si è anzi raggiunto un indubbio benessere materiale nella maggioranza della popolazione, i media (in particolare TV, cinema e rotocalchi) divengono il principale "riempitivo" del tempo libero, gli strumenti tramite i quali si possono immaginare o "vivere per interposto personaggio" tutte quelle emozioni e gratificazioni che non si ha il coraggio o la possibilità di conseguire nella vita reale. I mass media, di per sé, non vanno considerati negativamente: come tutte le invenzioni umane, è l'uso che se ne fa che determina il loro valore. Essi operano infatti all'interno di una preesistente situazione conflittuale sul piano degli interessi economici, del potere, delle ideologie, delle religioni, delle culture; una situazione in cui da sempre i vari soggetti, organizzazioni, gruppi sociali in competizione/conflitto tendono, più o meno egoisticamente, a far prevalere e legittimare la propria definizione della realtà, o per meglio dire quella più congeniale ai loro interessi, avvalendosi a tal fine dei vari apparati - coercitivi e simbolici - loro disponibili. I mass media non sono dunque gli unici soggetti sociali cui vadano attribuite responsabità di influenzare strumentalmente la consapevolezza delle persone, né i primi ad aver operato in tal senso: anche anteriormente all'avvento delle comunicazioni di massa gran parte delle conoscenze sul mondo, sulla società, sull'uomo di cui le persone disponevano proveniva da agenzie di socializzazione che inevitabilmente vi imprimevano, più o meno consapevolmente e intenzionalmente, il loro marchio ideologico. Ne consegue che ogni critica ai mass media va inquadrata in una più ampia critica dell'intero sistema socioculturale, di cui i media rappresentano uno degli elementi, e per di più l'ultimo in ordine d'arrivo (anche se non l'ultimo in ordine d'importanza, come ben sostiene l'attuale paradigma degli effetti a lungo termine).
1998
Cheli, E. (1998). Riflessioni su mass media, cultura e società. In Potenza e impotenza della memoria (pp. 100-106). Città di Castello : Tibergraph editrice.
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