Fedro, Marziale e Apuleio sono consapevoli che le loro opere appartengono a un genere letterario ‘basso’ e a questo reagiscono con un atteggiamento di autorironico understatement e un costante dialogo con il lettore. Tale strategia difensiva giunge a un punto cruciale in alcuni passi in cui viene proposta una intersezione metaletteraria con i generi ‘alti’: Phaedr. 4,7; Mart. 8,3; Apul. met. 10,2. L’articolo si focalizza su questi passi, esaminando il significato e la funzione che ha per i tre autori il passaggio dal ‘socco’ al ‘coturno’, per usare la loro metafora. Il confronto mostra che Apuleio non condivide l’aperta ironia e la polemica di Fedro e Marziale contro la poesia elevata e ‘antirealistica’, né esclude l’interferenza dei generi sublimi nella forma aperta del romanzo. Comunque, in Apuleio la tragedia è ridotta al codice espressivo del romanzo e la traccia velata dell’ironia autoriale conferma l’attuarsi della ‘metamorfosi del genere’. // Phaedrus, Martial, and Apuleius are aware that their works belong to a ‘low’ literary genre, and they all react with self-ironical understatement and constant dialogue with the reader. This strategy of defence comes to a crucial point in certain passages where a metaliterary intersection with ‘high’ genres is proposed: Phaedr. 4,7; Mart. 8,3; Apul. met. 10,2. This paper focuses on these passages and examines the meaning and function that the shift from ‘sock’ to ‘buskin’ – to use their metaphor – has for the three authors. This comparison shows that Apuleius does not share Phaedrus’ and Martial’s open irony and polemics against lofty, ‘anti-realistic’ poetry, and does not exclude the interference of sublime genres in the open form of the novel. However, in Apuleius tragedy is reduced to the expressive code of the novel, and the veiled trace of authorial irony confirms the ‘genre metamorphosis’ in act.

Mattiacci, S. (2010). Ad cothurnum ascendere: Fedro, Marziale, Apuleio e le tentazioni del sublime. PROMETHEUS, 36, 168-184.

Ad cothurnum ascendere: Fedro, Marziale, Apuleio e le tentazioni del sublime.

MATTIACCI, SILVIA
2010-01-01

Abstract

Fedro, Marziale e Apuleio sono consapevoli che le loro opere appartengono a un genere letterario ‘basso’ e a questo reagiscono con un atteggiamento di autorironico understatement e un costante dialogo con il lettore. Tale strategia difensiva giunge a un punto cruciale in alcuni passi in cui viene proposta una intersezione metaletteraria con i generi ‘alti’: Phaedr. 4,7; Mart. 8,3; Apul. met. 10,2. L’articolo si focalizza su questi passi, esaminando il significato e la funzione che ha per i tre autori il passaggio dal ‘socco’ al ‘coturno’, per usare la loro metafora. Il confronto mostra che Apuleio non condivide l’aperta ironia e la polemica di Fedro e Marziale contro la poesia elevata e ‘antirealistica’, né esclude l’interferenza dei generi sublimi nella forma aperta del romanzo. Comunque, in Apuleio la tragedia è ridotta al codice espressivo del romanzo e la traccia velata dell’ironia autoriale conferma l’attuarsi della ‘metamorfosi del genere’. // Phaedrus, Martial, and Apuleius are aware that their works belong to a ‘low’ literary genre, and they all react with self-ironical understatement and constant dialogue with the reader. This strategy of defence comes to a crucial point in certain passages where a metaliterary intersection with ‘high’ genres is proposed: Phaedr. 4,7; Mart. 8,3; Apul. met. 10,2. This paper focuses on these passages and examines the meaning and function that the shift from ‘sock’ to ‘buskin’ – to use their metaphor – has for the three authors. This comparison shows that Apuleius does not share Phaedrus’ and Martial’s open irony and polemics against lofty, ‘anti-realistic’ poetry, and does not exclude the interference of sublime genres in the open form of the novel. However, in Apuleius tragedy is reduced to the expressive code of the novel, and the veiled trace of authorial irony confirms the ‘genre metamorphosis’ in act.
2010
Mattiacci, S. (2010). Ad cothurnum ascendere: Fedro, Marziale, Apuleio e le tentazioni del sublime. PROMETHEUS, 36, 168-184.
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