Un approccio al problema della presenza di temi filosofici nel romanzo antico, con speciale riguardo ad Achille Tazio e Apuleio. Amore, dolcezza, e stupore sono elementi costitutivi in tutti i romanzi antichi; molti di essi mostrano di trattarli con riferimento a testi fiosofici, soprattutto il Fedro di Platone. La presenza di intertesti filosofici è statisticamente minore rispetto (ad esempio) a quelli relativi ad epica, e generi teatrali, ma pare che spesso essi compaiano in brani metapoetici e programmatici, in grado di influenzare la nostra lettura dell'intera opera che li contiene. Questo non deve portarci a leggere i romanzi come testi 'a chiave', scritti per offrire al lettore, tra le righe, un sistema filosofico o una concezione sistematica del mondo: tuttavia, si tratta di un importante supporto alla lettura seriocomica di questi testi, che, pur essendo formalmente e principalmente votati all'intrattenimento, non rinunciano a offrire al lettore dei contenuti 'seri' seppure trattati indirettamente, in forma molto generale e non dogmatica. Il fitto dialogo con testi soprattutto platonici mostra che occorre dare agli intertesti filosofici, pur non troppo frequenti, un valore 'strutturale' nella definizione del romanzo come genere letterario. Questo dialogo pare farsi più evidente nei romanzi cosiddetti 'sofistici', che mostrano una più pronunciata interazione con temi 'forti' del mondo culturale del II secolo d.C.

Graverini, L. (2010). Amore, "dolcezza", stupore. Romanzo antico e filosofia. In "Lector, intende, aletaberis". Il romanzo dei Greci e dei Romani (Atti del convegno Torino, 27-28 aprile 2009) (pp. 57-88). ALESSANDRIA : dell'Orso.

Amore, "dolcezza", stupore. Romanzo antico e filosofia

GRAVERINI, LUCA
2010-01-01

Abstract

Un approccio al problema della presenza di temi filosofici nel romanzo antico, con speciale riguardo ad Achille Tazio e Apuleio. Amore, dolcezza, e stupore sono elementi costitutivi in tutti i romanzi antichi; molti di essi mostrano di trattarli con riferimento a testi fiosofici, soprattutto il Fedro di Platone. La presenza di intertesti filosofici è statisticamente minore rispetto (ad esempio) a quelli relativi ad epica, e generi teatrali, ma pare che spesso essi compaiano in brani metapoetici e programmatici, in grado di influenzare la nostra lettura dell'intera opera che li contiene. Questo non deve portarci a leggere i romanzi come testi 'a chiave', scritti per offrire al lettore, tra le righe, un sistema filosofico o una concezione sistematica del mondo: tuttavia, si tratta di un importante supporto alla lettura seriocomica di questi testi, che, pur essendo formalmente e principalmente votati all'intrattenimento, non rinunciano a offrire al lettore dei contenuti 'seri' seppure trattati indirettamente, in forma molto generale e non dogmatica. Il fitto dialogo con testi soprattutto platonici mostra che occorre dare agli intertesti filosofici, pur non troppo frequenti, un valore 'strutturale' nella definizione del romanzo come genere letterario. Questo dialogo pare farsi più evidente nei romanzi cosiddetti 'sofistici', che mostrano una più pronunciata interazione con temi 'forti' del mondo culturale del II secolo d.C.
2010
9788862742412
Graverini, L. (2010). Amore, "dolcezza", stupore. Romanzo antico e filosofia. In "Lector, intende, aletaberis". Il romanzo dei Greci e dei Romani (Atti del convegno Torino, 27-28 aprile 2009) (pp. 57-88). ALESSANDRIA : dell'Orso.
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