Sulla base delle testimonianze documentarie, si ricostruiscono le vicende della costruzione di una identità culturale in ambito aretino, a partire dai primi labili segni di fine VII-VIII secolo, che si riferiscono all’esistenza di una scuola vescovile, non ignara di cultura classica, ma anche luogo di mantenimento delle conoscenze giuridiche tardo antiche. Fino alla prima metà del IX secolo si nota una certa uniformità di insegnamento tra i vari gruppi della classe dirigente nella Toscana meridionale, che adottano una scrittura elementare improntata alla minuscola corsiva di tradizione longobarda. Come avviene anche in altre parti del Regno d’Italia, il cambio grafico si registra dopo la metà del secolo, come testimoniano le sottoscrizioni autografe in ambito canonicale prima e dalla metà del IX secolo anche in ambito laico-aristocratico. A questo secolo è riconducibile la costituzione di una biblioteca canonicale, favorita dal vescovo Giovanni, Intellettuale “moderno” vicino alla Schola palatina e letterato, legato al papa Giovanni VIII e suo nunzio presso la corte carolingia, che sicuramente portò a Arezzo alcuni manoscritti di origine franca, alcuni conosciuti da tempo, come il cosiddetto Sacramentario di Nonantola, altri, ridotti a stato frammentario, di cui qui si propone origine, datazione e ruolo giocato nello sviluppo della scuola canonicale. Nel secolo successivo, è attiva la scuola grafica monastica della fondazione di SS. Flora e Lucilla totalmente inserita nell’alveo della cultura carolina, mentre nel contado sono ancora le scuole collocate preso le pievi e tenute da ecclesiastici secolari a costituire punti di acculturazione scolastica primaria rivolta principalmente al patriziato laico. L’altro polo di educazione grafica, ma soprattutto di formazione nella prassi giuridica, è ancora l’ambito notarile cittadino, che manifesta una forte continuità d’uso della ormai datata minuscola corsiva nuova, sclerotizzata ma assurta a cifra rappresentativa della categoria dei pratici del diritto. E’ del 1001 la prima indicazione dell’esistenza di una canonica strutturata in un atto sottoscritto dal vescovo e redatto da un notaio “accreditato”, Lamberto, che adopera una minuscola carolina elegante anche se a volte incerta sul rigo. Questi notai cittadini utilizzano artifici diplomatistici e divengono forse «magistri» essi stessi, sono forse il volano per la costituzione, di lì a poco, di una sia pur limitata cancelleria vescovile. Testimone di tale maturità culturale è il più antico libro liturgico pervenutoci della Chiesa aretina ora conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana con segnatura Vat. lat. 4772, detto il Sacramentario del Pionta, di cui qui si dà conto dei primi risultati circa la ridefinizione cronologica (stabilita sia sulla base dell’analisi testuale che sull’esame della documentazione superstite, oltre che su una precisa ricostruzione codicologica e di tempi e modi di apposizione del limitato apparato ornamentale) all’inizio dell’XI secolo e non alla fine, come la critica aveva stabilito. Ridurre l’arco temporale di produzione del Sacramentario del Pionta, è utile soprattutto nella datazione delle occorrenze grafiche più complesse e nel riposizionamento della datazione e della localizzazione di alcuni codici attribuibili per contenuto all’area aretina e in cui gli storici dell’ornamentazione hanno riconosciuto una certa familiarità e contiguità cronologica con il codice Vaticano. Sono Bibbie che Larry Aires definisce della “prima generazione”, che possono essere considerati il banco di prova del Libro riformato nella prima metà dell’XI secolo e arricchiscono il panorama culturale e ecclesiale intorno al Papato a al “libro” della Riforma, inteso come nuovo tipo di strumento mediatico

Tristano, C. (2012). Scuola, scrittura, società. In Arezzo nel Medioevo (pp. 107-116). Roma : "L'Erma" di Bretschneider.

Scuola, scrittura, società

TRISTANO, CATERINA
2012-01-01

Abstract

Sulla base delle testimonianze documentarie, si ricostruiscono le vicende della costruzione di una identità culturale in ambito aretino, a partire dai primi labili segni di fine VII-VIII secolo, che si riferiscono all’esistenza di una scuola vescovile, non ignara di cultura classica, ma anche luogo di mantenimento delle conoscenze giuridiche tardo antiche. Fino alla prima metà del IX secolo si nota una certa uniformità di insegnamento tra i vari gruppi della classe dirigente nella Toscana meridionale, che adottano una scrittura elementare improntata alla minuscola corsiva di tradizione longobarda. Come avviene anche in altre parti del Regno d’Italia, il cambio grafico si registra dopo la metà del secolo, come testimoniano le sottoscrizioni autografe in ambito canonicale prima e dalla metà del IX secolo anche in ambito laico-aristocratico. A questo secolo è riconducibile la costituzione di una biblioteca canonicale, favorita dal vescovo Giovanni, Intellettuale “moderno” vicino alla Schola palatina e letterato, legato al papa Giovanni VIII e suo nunzio presso la corte carolingia, che sicuramente portò a Arezzo alcuni manoscritti di origine franca, alcuni conosciuti da tempo, come il cosiddetto Sacramentario di Nonantola, altri, ridotti a stato frammentario, di cui qui si propone origine, datazione e ruolo giocato nello sviluppo della scuola canonicale. Nel secolo successivo, è attiva la scuola grafica monastica della fondazione di SS. Flora e Lucilla totalmente inserita nell’alveo della cultura carolina, mentre nel contado sono ancora le scuole collocate preso le pievi e tenute da ecclesiastici secolari a costituire punti di acculturazione scolastica primaria rivolta principalmente al patriziato laico. L’altro polo di educazione grafica, ma soprattutto di formazione nella prassi giuridica, è ancora l’ambito notarile cittadino, che manifesta una forte continuità d’uso della ormai datata minuscola corsiva nuova, sclerotizzata ma assurta a cifra rappresentativa della categoria dei pratici del diritto. E’ del 1001 la prima indicazione dell’esistenza di una canonica strutturata in un atto sottoscritto dal vescovo e redatto da un notaio “accreditato”, Lamberto, che adopera una minuscola carolina elegante anche se a volte incerta sul rigo. Questi notai cittadini utilizzano artifici diplomatistici e divengono forse «magistri» essi stessi, sono forse il volano per la costituzione, di lì a poco, di una sia pur limitata cancelleria vescovile. Testimone di tale maturità culturale è il più antico libro liturgico pervenutoci della Chiesa aretina ora conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana con segnatura Vat. lat. 4772, detto il Sacramentario del Pionta, di cui qui si dà conto dei primi risultati circa la ridefinizione cronologica (stabilita sia sulla base dell’analisi testuale che sull’esame della documentazione superstite, oltre che su una precisa ricostruzione codicologica e di tempi e modi di apposizione del limitato apparato ornamentale) all’inizio dell’XI secolo e non alla fine, come la critica aveva stabilito. Ridurre l’arco temporale di produzione del Sacramentario del Pionta, è utile soprattutto nella datazione delle occorrenze grafiche più complesse e nel riposizionamento della datazione e della localizzazione di alcuni codici attribuibili per contenuto all’area aretina e in cui gli storici dell’ornamentazione hanno riconosciuto una certa familiarità e contiguità cronologica con il codice Vaticano. Sono Bibbie che Larry Aires definisce della “prima generazione”, che possono essere considerati il banco di prova del Libro riformato nella prima metà dell’XI secolo e arricchiscono il panorama culturale e ecclesiale intorno al Papato a al “libro” della Riforma, inteso come nuovo tipo di strumento mediatico
2012
9788876892684
Tristano, C. (2012). Scuola, scrittura, società. In Arezzo nel Medioevo (pp. 107-116). Roma : "L'Erma" di Bretschneider.
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