La vicenda della famiglia Magiotti di Montevarchi, il ruolo dei suoi esponenti principali in un dinamico paese di provincia, la carriera e i rapporti stretti nella capitale, offrono lo spunto per approfondire talune vi¬cende del periodo a cavallo fra fine ‘500 e inizio ‘600, forniscono una chiave di lettura interessante - grazie alla duplice dimensione di esponenti del notabilato di provincia e di appartenenti a quella cerchia ristretta di spiriti illuminati che fu protagonista del pensiero scientifico dell’epoca - del contesto in cui vennero a maturare i percorsi dalla periferia al centro di personaggi comunque interessanti per il contributo di conoscenze che offrono di un periodo storico così affascinante e al tempo stesso così complesso e contraddittorio. I due Magiotti, Lattanzio e Raffaello, in realtà, dopo la loro vita, furono alquanto dimenticati. Di entrambi, fino alle soglie del XIX secolo, rimaneva un’eco alquanto flebile e generica; il medico Lattanzio era ricordato in virtù di un aneddoto abbastanza famoso riportato dal Magalotti che sembrava farne un campione del cosiddetto «nichilismo terapeutico», ovvero di quell’atteggia¬men¬to scettico nei confronti della medicina del tempo e contrario all’accani¬mento dei medici nei confronti dei pazienti, accanimento che in pieno Seicento si manifestava con una farmacopea complessa e ridontante, spesso assai più dannosa delle malattie cui voleva rimediare. Era inoltre ricordato in un’inchiesta conoscitiva del periodo napoleonico come uno dei personaggi più importanti della storia montevarchina («Lattanzio Magiotti gran filosofo e medico del granduca Ferdinando secondo dei Medici»). Per quanto riguarda Raffaello Magiotti, la sua fama di galileiano e il suo ricordo furono una riscoperta ottocentesca che su stimolo della famiglia, in particolare di Quirina Mocenni moglie dell’ultimo esponente della famiglia Magiotti, si dispiegarono pienamente nell’ambiente dell’Ac¬cademia Valdarnese del Poggio di Montevarchi nel contesto dei rapporti del notabilato locale, grazie all’opera di Francesco Martini, alle famiglie Del Nobolo e Viviani, imparentate con i Magiotti. Naturalmente l’attenzione di questo lavoro, più che sulle vicende biografiche di Raffaello e Lattanzio Magiotti, come singoli personaggi, verte sul contesto più generale cercando di offrire un contributo il più possibile originale sulle vicende della famiglia (illustrate anche da alcune genealogie ricostruite grazie alle fonti), sull’ascesa sociale e sull’evoluzione del patrimonio immobiliare, prestando attenzione all’ambiente socio-economico e politico-amministrativo in cui essa venne ad operare nella Montevarchi di quel periodo. Nella seconda parte del lavoro, invece, si passa dall’analisi delle vicende di una famiglia di medici del periodo, esponenti di una scienza in fase di forte trasformazione, a trattare degli spettri delle epidemie che sconvolsero anche il Valdarno nel Seicento. Ricostruendo in particolare le vicende che caratterizzarono Montevarchi durante la peste nera del 1631, mettendo in risalto i comportamenti privati, le risposte dei poteri pubblici, gli sforzi della Sanità – mediante una sorta di “dittatura sanitaria” - per combattere la tragica emergenza che colpì duramente le terre del Valdarno Superiore.

Zagli, A. (1997). I Magiotti: una famiglia di medici e scienziati nella Montevarchi del XVI e XVII secolo. In Il Diavolo e il Diavoletto. Raffaello Magiotti, uno scienziato di Montevarchi alla corte di Galileo (pp. 81-153). AREZZO : La Piramide Editore.

I Magiotti: una famiglia di medici e scienziati nella Montevarchi del XVI e XVII secolo

ZAGLI, ANDREA
1997-01-01

Abstract

La vicenda della famiglia Magiotti di Montevarchi, il ruolo dei suoi esponenti principali in un dinamico paese di provincia, la carriera e i rapporti stretti nella capitale, offrono lo spunto per approfondire talune vi¬cende del periodo a cavallo fra fine ‘500 e inizio ‘600, forniscono una chiave di lettura interessante - grazie alla duplice dimensione di esponenti del notabilato di provincia e di appartenenti a quella cerchia ristretta di spiriti illuminati che fu protagonista del pensiero scientifico dell’epoca - del contesto in cui vennero a maturare i percorsi dalla periferia al centro di personaggi comunque interessanti per il contributo di conoscenze che offrono di un periodo storico così affascinante e al tempo stesso così complesso e contraddittorio. I due Magiotti, Lattanzio e Raffaello, in realtà, dopo la loro vita, furono alquanto dimenticati. Di entrambi, fino alle soglie del XIX secolo, rimaneva un’eco alquanto flebile e generica; il medico Lattanzio era ricordato in virtù di un aneddoto abbastanza famoso riportato dal Magalotti che sembrava farne un campione del cosiddetto «nichilismo terapeutico», ovvero di quell’atteggia¬men¬to scettico nei confronti della medicina del tempo e contrario all’accani¬mento dei medici nei confronti dei pazienti, accanimento che in pieno Seicento si manifestava con una farmacopea complessa e ridontante, spesso assai più dannosa delle malattie cui voleva rimediare. Era inoltre ricordato in un’inchiesta conoscitiva del periodo napoleonico come uno dei personaggi più importanti della storia montevarchina («Lattanzio Magiotti gran filosofo e medico del granduca Ferdinando secondo dei Medici»). Per quanto riguarda Raffaello Magiotti, la sua fama di galileiano e il suo ricordo furono una riscoperta ottocentesca che su stimolo della famiglia, in particolare di Quirina Mocenni moglie dell’ultimo esponente della famiglia Magiotti, si dispiegarono pienamente nell’ambiente dell’Ac¬cademia Valdarnese del Poggio di Montevarchi nel contesto dei rapporti del notabilato locale, grazie all’opera di Francesco Martini, alle famiglie Del Nobolo e Viviani, imparentate con i Magiotti. Naturalmente l’attenzione di questo lavoro, più che sulle vicende biografiche di Raffaello e Lattanzio Magiotti, come singoli personaggi, verte sul contesto più generale cercando di offrire un contributo il più possibile originale sulle vicende della famiglia (illustrate anche da alcune genealogie ricostruite grazie alle fonti), sull’ascesa sociale e sull’evoluzione del patrimonio immobiliare, prestando attenzione all’ambiente socio-economico e politico-amministrativo in cui essa venne ad operare nella Montevarchi di quel periodo. Nella seconda parte del lavoro, invece, si passa dall’analisi delle vicende di una famiglia di medici del periodo, esponenti di una scienza in fase di forte trasformazione, a trattare degli spettri delle epidemie che sconvolsero anche il Valdarno nel Seicento. Ricostruendo in particolare le vicende che caratterizzarono Montevarchi durante la peste nera del 1631, mettendo in risalto i comportamenti privati, le risposte dei poteri pubblici, gli sforzi della Sanità – mediante una sorta di “dittatura sanitaria” - per combattere la tragica emergenza che colpì duramente le terre del Valdarno Superiore.
1997
Zagli, A. (1997). I Magiotti: una famiglia di medici e scienziati nella Montevarchi del XVI e XVII secolo. In Il Diavolo e il Diavoletto. Raffaello Magiotti, uno scienziato di Montevarchi alla corte di Galileo (pp. 81-153). AREZZO : La Piramide Editore.
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