Il saggio ricostruisce le tante forme associative livornesi che risalgono agli anni dall’Unità d’Italia alla fine dell’800. In primo luogo figurarono i Circoli ricreativi, culturali e educativi – riconducibili alle eterogenee forme di “sociabilità” borghese. Ma soprattutto si diffusero le Società di mutuo soccorso. In tutto il paese, del resto, esse rappresentarono una tappa fondamentale nell’organizzazione di mestiere delle classi artigiane e popolari. Sul piano toscano, intorno al 1860 erano già costituite più di 50 Società operaie – di origine filantropica e prevalentemente di tipo mutualistico.Particolare importanza assumono poi le Società politiche, forme embrionali di associazionismo pre-partitico, intorno alle quali cominciava a ruotare la competizione elettorale cittadina. E infine, un ruolo significativo avevano anche le associazioni nate direttamente dall’epopea risorgimentale, prime tra tutte quelle dei reduci garibaldini. Un tale quadro complessivo ci consente dunque di verificare l’eredità politica lasciata dal Risorgimento e la capacità organizzativa dei diversi gruppi sociali, sullo sfondo di un ben più vasto nucleo di Società, di matrice religiosa, con scopi assistenziali e fondate sul volontariato, tra cui comunque spiccano anche quelle sportive. La vicenda dell’associazionismo nella Livorno post-unitaria è stata ormai più volte affrontata dagli storici, con specifico riferimento agli studi sulla evoluzione dell’associazionismo democratico, sulla formazione delle Società operaie e sul passaggio verso la nascita delle vere e proprie organizzazioni sindacali. Nei quasi cinquant’anni dall’uscita del volume di Nicola Badaloni su Democratici e socialisti livornesi nell’Ottocento questi temi hanno continuato ad emergere, pur collocati in ricerche eterogenee sul piano storiografico. Nel tempo, si sono dunque alternati diversi metodi di studio, con diverse finalità euristiche, nell’analisi delle forme associative – soprattutto quelle di tipo economico, politico, culturale - che si vennero diffondendo nell’ambito cittadino. Così tra gli anni ’60 e ’70 - muovendo appunto dal lavoro di Badaloni - si è privilegiato il riferimento alle ascendenze culturali e politiche su cui esse si fondarono. In particolare, si sono allora sottolineate le origini sainsimoniane del movimento democratico risorgimentale, l’influenza di Giuseppe Mazzini sui protagonisti della democrazia locale e in primo luogo su Francesco Domenico Guerrazzi, ma anche la forte presenza garibaldina, fino all’emergere delle componenti socialiste nel periodo post-unitario e al loro legame con il nascente movimento operaio. Negli anni successivi e poi in quelli più recenti l’attenzione è stata progressivamente spostata sugli aspetti quantitativi, sull’effettivo peso di ciascuna categoria sociale ed economica, sulla mappa complessiva delle Società operaie cittadine. Una attenzione culminata nell’opera collettanea sulla Camera del Lavoro di Livorno, specialmente con il saggio di Fulvio Conti che copriva il periodo post-unitario. Una tale evoluzione negli studi risponde del resto ad un più ampio processo di trasformazione e arricchimento della storiografia italiana. È indubbio comunque che il caso livornese presenta caratteristiche alquanto originali, sia per il cambiamento economico che avvenne proprio tra ‘800 e ‘900, sia per il ruolo rivestito all’interno del compartimento toscano.

Cherubini, D. (2004). Partecipazione popolare e associazionismo a Livorno dopo l'Unità d'Italia. In L. Dinelli, L. Bernardini (a cura di), I laboratori toscani della democrazia e del Risorgimento. La "repubblica" di Livorno, l'altro "Granducato", il sogno italiano di rinnovamento (pp. 219-230). PISA : ETS.

Partecipazione popolare e associazionismo a Livorno dopo l'Unità d'Italia

CHERUBINI, DONATELLA
2004-01-01

Abstract

Il saggio ricostruisce le tante forme associative livornesi che risalgono agli anni dall’Unità d’Italia alla fine dell’800. In primo luogo figurarono i Circoli ricreativi, culturali e educativi – riconducibili alle eterogenee forme di “sociabilità” borghese. Ma soprattutto si diffusero le Società di mutuo soccorso. In tutto il paese, del resto, esse rappresentarono una tappa fondamentale nell’organizzazione di mestiere delle classi artigiane e popolari. Sul piano toscano, intorno al 1860 erano già costituite più di 50 Società operaie – di origine filantropica e prevalentemente di tipo mutualistico.Particolare importanza assumono poi le Società politiche, forme embrionali di associazionismo pre-partitico, intorno alle quali cominciava a ruotare la competizione elettorale cittadina. E infine, un ruolo significativo avevano anche le associazioni nate direttamente dall’epopea risorgimentale, prime tra tutte quelle dei reduci garibaldini. Un tale quadro complessivo ci consente dunque di verificare l’eredità politica lasciata dal Risorgimento e la capacità organizzativa dei diversi gruppi sociali, sullo sfondo di un ben più vasto nucleo di Società, di matrice religiosa, con scopi assistenziali e fondate sul volontariato, tra cui comunque spiccano anche quelle sportive. La vicenda dell’associazionismo nella Livorno post-unitaria è stata ormai più volte affrontata dagli storici, con specifico riferimento agli studi sulla evoluzione dell’associazionismo democratico, sulla formazione delle Società operaie e sul passaggio verso la nascita delle vere e proprie organizzazioni sindacali. Nei quasi cinquant’anni dall’uscita del volume di Nicola Badaloni su Democratici e socialisti livornesi nell’Ottocento questi temi hanno continuato ad emergere, pur collocati in ricerche eterogenee sul piano storiografico. Nel tempo, si sono dunque alternati diversi metodi di studio, con diverse finalità euristiche, nell’analisi delle forme associative – soprattutto quelle di tipo economico, politico, culturale - che si vennero diffondendo nell’ambito cittadino. Così tra gli anni ’60 e ’70 - muovendo appunto dal lavoro di Badaloni - si è privilegiato il riferimento alle ascendenze culturali e politiche su cui esse si fondarono. In particolare, si sono allora sottolineate le origini sainsimoniane del movimento democratico risorgimentale, l’influenza di Giuseppe Mazzini sui protagonisti della democrazia locale e in primo luogo su Francesco Domenico Guerrazzi, ma anche la forte presenza garibaldina, fino all’emergere delle componenti socialiste nel periodo post-unitario e al loro legame con il nascente movimento operaio. Negli anni successivi e poi in quelli più recenti l’attenzione è stata progressivamente spostata sugli aspetti quantitativi, sull’effettivo peso di ciascuna categoria sociale ed economica, sulla mappa complessiva delle Società operaie cittadine. Una attenzione culminata nell’opera collettanea sulla Camera del Lavoro di Livorno, specialmente con il saggio di Fulvio Conti che copriva il periodo post-unitario. Una tale evoluzione negli studi risponde del resto ad un più ampio processo di trasformazione e arricchimento della storiografia italiana. È indubbio comunque che il caso livornese presenta caratteristiche alquanto originali, sia per il cambiamento economico che avvenne proprio tra ‘800 e ‘900, sia per il ruolo rivestito all’interno del compartimento toscano.
2004
9788846711267
Cherubini, D. (2004). Partecipazione popolare e associazionismo a Livorno dopo l'Unità d'Italia. In L. Dinelli, L. Bernardini (a cura di), I laboratori toscani della democrazia e del Risorgimento. La "repubblica" di Livorno, l'altro "Granducato", il sogno italiano di rinnovamento (pp. 219-230). PISA : ETS.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/14140