‘Aithale’ è il nome del gruppo di ricerca che dal 2010 unisce in una convenzione Scuola Normale Superiore, Università di Firenze e Siena. Un comune obiettivo scientifico (la ricostruzione del rapporto tra risorse dell’isola, popolamento antico, dinamiche commerciali) viene declinato secondo le diverse prerogative proprie di ognuna delle istituzioni coinvolte.Le campagne di scavo dell’Università di Siena in quella che nel frattempo è diventata la villa rustica di San Giovanni si sono susseguite con cadenza annuale restituendo una quantità, complessità e nitidezza di dati. Si accenna anche alle indagini archeometallurgiche condotte dall’équipe dell’Università di Firenze, coordinata da Marco Benvenuti, che hanno consentito di dimostrare la provenienza non elbana, forse sarda, della lega metallica impiegata in manufatti e ritagli di bronzo da Cima del Monte, all’isola d’Elba. Il riconoscimento mediante analisi delle anomalie di stagno e tungsteno nel minerale di ferro (ematite) della miniera elbana di Rio, applicato a numerosi campioni da contesti archeologici, ha consentito poi di documentare in modo certo la diffusione del minerale elbano sotto forma di materia prima non lavorata lungo tutto il bacino tirrenico, da Genova, a Pisa, a Ischia, a Velia fin da epoca etrusca.L’attività accademica è stata infatti affiancata da un enorme lavoro di divulgazione e di coinvolgimento della comunità locale condotto avvalendosi anche della fortunata collaborazione con la sezione ‘Arcipelago Toscano’ di Italia Nostra, particolarmente attiva e vicina al gruppo Aithale. Da subito si è condivisa l’idea che occorreva rinsaldare o addirittura ricreare il legame tra la comunità locale e quel patrimonio storico, archeologico, culturale, naturalistico, paesaggistico che costituisce la ‘nuova’ risorsa dell’isola e che meriterebbe maggiore attenzione. Si tratta di un sentire che accomuna ovviamente tante altre associazioni che operano sull’isola, e che ci ha permesso di intrecciare sinergie talora inattese, sempre positive. I giovani sono stati i primi e i principali destinatari di questo sforzo. A migliaia, ogni anno, gli studenti delle scuole elbane hanno visitato i cantieri di scavo; a decine hanno operato sullo scavo con la formula dell’Alternanza Scuola Lavoro. I riscontri che gli insegnanti ci hanno trasmesso mostrano che il messaggio è stato recepito, e che sta crescendo una generazione per cui è normale, e quindi indispensabile, che nel panorama delle attività dell’isola ci siano anche gli archeologi. All’interno di questo vivace e fecondo clima si colloca in particolare lo scavo della villa di San Giovanni. Il sito di San Giovanni si trova nell’estremità Est della pianura costiera di Portoferraio, ai piedi del promontorio su cui sorge la villa romana delle Grotte, fondata nella seconda metà del I sec. a.C. e abbandonata nella seconda metà del I sec. d.C., della quale rimangono i cospicui resti relativi alla parte residenziale che si affaccia sul mare.Il caso di studio descritto in questo contributo, ovvero la piccola villa rustica di San Giovanni di Portoferraio, rappresenta una declinazione locale della tipologia di edifici ancora definibili come “catoniani”. Questa ricerca ha stimolato una riflessione sul tipo di agricoltura descritto da Catone e sulle esperienze che hanno costituito la base pratica per la stesura di questo testo. Nel progetto elbano abbiamo provato ad aggregare ricerche storiche, archeologiche, archeometriche e bioarcheologiche. Seguendo questo approccio vogliamo tentare di ricostruire una fase del paesaggio della villa che segue il tradizionale modello catoniano e precede di almeno mezzo secolo la villa perfetta di Varrone.

Cambi, F., Pagliantini, L., Vanni, E., Longo, C., Manca, R., Milanesi, C., et al. (2018). Isola d'Elba. Archeologia e storia nella rada di Portoferraio: la villa repubblicana di San Giovanni. ANNALI DELLA SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA. CLASSE DI LETTERE E FILOSOFIA, 10(10/2), 147-183.

Isola d'Elba. Archeologia e storia nella rada di Portoferraio: la villa repubblicana di San Giovanni

Cambi, Franco;Milanesi, Claudio;
2018-01-01

Abstract

‘Aithale’ è il nome del gruppo di ricerca che dal 2010 unisce in una convenzione Scuola Normale Superiore, Università di Firenze e Siena. Un comune obiettivo scientifico (la ricostruzione del rapporto tra risorse dell’isola, popolamento antico, dinamiche commerciali) viene declinato secondo le diverse prerogative proprie di ognuna delle istituzioni coinvolte.Le campagne di scavo dell’Università di Siena in quella che nel frattempo è diventata la villa rustica di San Giovanni si sono susseguite con cadenza annuale restituendo una quantità, complessità e nitidezza di dati. Si accenna anche alle indagini archeometallurgiche condotte dall’équipe dell’Università di Firenze, coordinata da Marco Benvenuti, che hanno consentito di dimostrare la provenienza non elbana, forse sarda, della lega metallica impiegata in manufatti e ritagli di bronzo da Cima del Monte, all’isola d’Elba. Il riconoscimento mediante analisi delle anomalie di stagno e tungsteno nel minerale di ferro (ematite) della miniera elbana di Rio, applicato a numerosi campioni da contesti archeologici, ha consentito poi di documentare in modo certo la diffusione del minerale elbano sotto forma di materia prima non lavorata lungo tutto il bacino tirrenico, da Genova, a Pisa, a Ischia, a Velia fin da epoca etrusca.L’attività accademica è stata infatti affiancata da un enorme lavoro di divulgazione e di coinvolgimento della comunità locale condotto avvalendosi anche della fortunata collaborazione con la sezione ‘Arcipelago Toscano’ di Italia Nostra, particolarmente attiva e vicina al gruppo Aithale. Da subito si è condivisa l’idea che occorreva rinsaldare o addirittura ricreare il legame tra la comunità locale e quel patrimonio storico, archeologico, culturale, naturalistico, paesaggistico che costituisce la ‘nuova’ risorsa dell’isola e che meriterebbe maggiore attenzione. Si tratta di un sentire che accomuna ovviamente tante altre associazioni che operano sull’isola, e che ci ha permesso di intrecciare sinergie talora inattese, sempre positive. I giovani sono stati i primi e i principali destinatari di questo sforzo. A migliaia, ogni anno, gli studenti delle scuole elbane hanno visitato i cantieri di scavo; a decine hanno operato sullo scavo con la formula dell’Alternanza Scuola Lavoro. I riscontri che gli insegnanti ci hanno trasmesso mostrano che il messaggio è stato recepito, e che sta crescendo una generazione per cui è normale, e quindi indispensabile, che nel panorama delle attività dell’isola ci siano anche gli archeologi. All’interno di questo vivace e fecondo clima si colloca in particolare lo scavo della villa di San Giovanni. Il sito di San Giovanni si trova nell’estremità Est della pianura costiera di Portoferraio, ai piedi del promontorio su cui sorge la villa romana delle Grotte, fondata nella seconda metà del I sec. a.C. e abbandonata nella seconda metà del I sec. d.C., della quale rimangono i cospicui resti relativi alla parte residenziale che si affaccia sul mare.Il caso di studio descritto in questo contributo, ovvero la piccola villa rustica di San Giovanni di Portoferraio, rappresenta una declinazione locale della tipologia di edifici ancora definibili come “catoniani”. Questa ricerca ha stimolato una riflessione sul tipo di agricoltura descritto da Catone e sulle esperienze che hanno costituito la base pratica per la stesura di questo testo. Nel progetto elbano abbiamo provato ad aggregare ricerche storiche, archeologiche, archeometriche e bioarcheologiche. Seguendo questo approccio vogliamo tentare di ricostruire una fase del paesaggio della villa che segue il tradizionale modello catoniano e precede di almeno mezzo secolo la villa perfetta di Varrone.
2018
Cambi, F., Pagliantini, L., Vanni, E., Longo, C., Manca, R., Milanesi, C., et al. (2018). Isola d'Elba. Archeologia e storia nella rada di Portoferraio: la villa repubblicana di San Giovanni. ANNALI DELLA SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA. CLASSE DI LETTERE E FILOSOFIA, 10(10/2), 147-183.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/1069373