On the occasion of the recent restoration of the stone facade of the Palazzo delle Papesse (Siena), 745 marks, ascribable to at least forty-seven types, were found and identified, made by masons who in the second half of the fifteenth century took part on the building site. These are essentially marks of identity, carved by the masons to declare the work carried out, in the quarry and on site. Their discovery opens up a cross-section of exceptional value to the architectural history of the Palazzo and, more generally, to building site practices in Tuscany in the second half of the fifteenth century. Their presence at all levels and the gradual alternation of the different types are testimony of a facade that can be substantially referred, apart from restricted restorations, to the original project: the building site initiated by Caterina Piccolomini, the sister of Pius II, from 1460. The persistence of some marks and the introduction of new ones on the different floors of the facade document, respectively, the continuity of some masons and the alternation of others in the progress of the site. Their presence, moreover, tell us something about the composition and provenance of the craftsmen who played a part on the building site. Along with certain types of marks, such as numbers, letters, circles and stars, which also appear in some fifteenth century Florentine palazzi, at least two types of complex geometrical form are present. These are also found among the masons’ marks identified in Pienza cathedral and have been traced back to craftsmen from beyond the Alps, particularly Austrian, who probably came to Tuscany following Enea Silvio Piccolomini, who lived there before being elected pope.

In occasione del recente restauro della facciata in pietra del Palazzo delle Papesse (Siena), sono stati rinvenuti e identificati 767 segni, riconducibili ad almeno 47 tipologie, realizzati dai lapicidi che nella seconda metà del Quattrocento presero parte al cantiere di costruzione dell’edificio. Si tratta di segni di identità, scolpiti dai lapicidi per attestare il lavoro svolto, in cava e a piè d’opera. Il loro rinvenimento apre uno spaccato di eccezionale valore per la storia architettonica del Palazzo e, più in generale, per le pratiche di cantiere nella Toscana della seconda metà del XV secolo. La loro presenza a tutti i livelli e il progressivo avvicendarsi delle diverse tipologie sono la testimonianza di una facciata sostanzialmente riconducibile, salvo circoscritti rifacimenti, all’intervento originario, ovvero al cantiere messo in piedi da Caterina Piccolomini, sorella di Pio II, a partire dal 1460. La persistenza di alcuni segni e l’introduzione di nuovi nei diversi piani della facciata, testimoniano rispettivamente, nella progressione del cantiere, la continuità di alcuni lapicidi e l’avvicendamento di altri. La loro presenza, inoltre, ci può dire qualcosa sulla composizione e la provenienza delle maestranze. Insieme a certe tipologie di segni, come numeri, lettere, cerchi e stelle, che figurano anche in alcuni palazzi fiorentini del Quattrocento, sono infatti presenti almeno due tipologie, di complessa forma geometrica, che si ritrovano tra i marchi di lapicidi individuati nel duomo di Pienza (1459-1462) e ricondotti a maestranze transalpine, in particolare austriache, probabilmente giunte in Toscana al seguito di Enea Silvio Piccolomini, che in quelle terre soggiornò prima di essere eletto papa.

Gabbrielli, F. (2018). I segni lapidari del Palazzo delle Papesse. In M.P. Zoffoli (a cura di), Palazzo delle Papesse a Siena. Il restauro del palazzo rinascimentale (pp. 195-212). Roma : Banca d'Italia.

I segni lapidari del Palazzo delle Papesse

Fabio Gabbrielli
2018-01-01

Abstract

On the occasion of the recent restoration of the stone facade of the Palazzo delle Papesse (Siena), 745 marks, ascribable to at least forty-seven types, were found and identified, made by masons who in the second half of the fifteenth century took part on the building site. These are essentially marks of identity, carved by the masons to declare the work carried out, in the quarry and on site. Their discovery opens up a cross-section of exceptional value to the architectural history of the Palazzo and, more generally, to building site practices in Tuscany in the second half of the fifteenth century. Their presence at all levels and the gradual alternation of the different types are testimony of a facade that can be substantially referred, apart from restricted restorations, to the original project: the building site initiated by Caterina Piccolomini, the sister of Pius II, from 1460. The persistence of some marks and the introduction of new ones on the different floors of the facade document, respectively, the continuity of some masons and the alternation of others in the progress of the site. Their presence, moreover, tell us something about the composition and provenance of the craftsmen who played a part on the building site. Along with certain types of marks, such as numbers, letters, circles and stars, which also appear in some fifteenth century Florentine palazzi, at least two types of complex geometrical form are present. These are also found among the masons’ marks identified in Pienza cathedral and have been traced back to craftsmen from beyond the Alps, particularly Austrian, who probably came to Tuscany following Enea Silvio Piccolomini, who lived there before being elected pope.
2018
9788894221008
In occasione del recente restauro della facciata in pietra del Palazzo delle Papesse (Siena), sono stati rinvenuti e identificati 767 segni, riconducibili ad almeno 47 tipologie, realizzati dai lapicidi che nella seconda metà del Quattrocento presero parte al cantiere di costruzione dell’edificio. Si tratta di segni di identità, scolpiti dai lapicidi per attestare il lavoro svolto, in cava e a piè d’opera. Il loro rinvenimento apre uno spaccato di eccezionale valore per la storia architettonica del Palazzo e, più in generale, per le pratiche di cantiere nella Toscana della seconda metà del XV secolo. La loro presenza a tutti i livelli e il progressivo avvicendarsi delle diverse tipologie sono la testimonianza di una facciata sostanzialmente riconducibile, salvo circoscritti rifacimenti, all’intervento originario, ovvero al cantiere messo in piedi da Caterina Piccolomini, sorella di Pio II, a partire dal 1460. La persistenza di alcuni segni e l’introduzione di nuovi nei diversi piani della facciata, testimoniano rispettivamente, nella progressione del cantiere, la continuità di alcuni lapicidi e l’avvicendamento di altri. La loro presenza, inoltre, ci può dire qualcosa sulla composizione e la provenienza delle maestranze. Insieme a certe tipologie di segni, come numeri, lettere, cerchi e stelle, che figurano anche in alcuni palazzi fiorentini del Quattrocento, sono infatti presenti almeno due tipologie, di complessa forma geometrica, che si ritrovano tra i marchi di lapicidi individuati nel duomo di Pienza (1459-1462) e ricondotti a maestranze transalpine, in particolare austriache, probabilmente giunte in Toscana al seguito di Enea Silvio Piccolomini, che in quelle terre soggiornò prima di essere eletto papa.
Gabbrielli, F. (2018). I segni lapidari del Palazzo delle Papesse. In M.P. Zoffoli (a cura di), Palazzo delle Papesse a Siena. Il restauro del palazzo rinascimentale (pp. 195-212). Roma : Banca d'Italia.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/1048362