Biografia di uno dei maggiori protagonisti della storia di Arezzo, con frequenti contributi a quella nazionale. Garibaldino, si unì ai giovani che contribuirono al conseguimento dell’Unità, per unirsi a Garibaldi. Nel 1866 prese parte ai combattimenti in Trentino. Leader nella vita politica dagli anni Settanta, fu il portavoce del malumore nei confronti del governo e delle istituzioni locali, capo della sinistra aretina. Eletto deputato, orgoglioso dell’amicizia con Cavallotti, scelse l’Estrema. Avvocato penalista, fu Onorevole per sette legislature. Lavorò ad alcune delle riforme di Depretis. La nomina a senatore, comunicata nel 1904 da Giolitti, ebbe la conseguenza d'inasprire le diffidenze fra le componenti politiche della sinistra. Già dal 1892 l’avvocato aretino aveva progressivamente cominciato a orientarsi verso la rinuncia all’opposizione preconcetta nei confronti della monarchia e, affermando di voler attendere a giudicare gli esecutivi solamente sul piano della realizzazione o meno delle riforme e quindi, su quel terreno, condannare o approvare la destra come la sinistra. Un’indubbia delusione per l’esecutivo Crispi ma anche l’ammirazione per Giovanni Giolitti, avevano contribuito al mutamento. Nel 1892 Severi aveva votato contro la proposta Colajanni d’inchiesta parlamentare sulle banche, lo scandalo che coinvolse in parte lo statista piemontese. Nel 1908 si arrivò ad una scissione netta della compagine radicale di Arezzo. Causa scatenante l’accordo elettorale concluso, in occasione delle aamministrative, fra la sezione socialista ed il partito radicale di base. Severi, appartenente alla corrente moderata dei democratico-radicali, fu fra i firmatari di un documento contrario all’alleanza e, insieme ad altri dimissionari, costituì l’Associazione democratico-radicale Cavallotti. In aggiunta agli impegni parlamentari sedette per anni sui banchi del consiglio comunale e di quello provinciale, protagonista di filippiche mirate a difendere il principio del disinteresse personale nelle amministrazioni pubbliche e nella vita politica. Attribuendo un’importanza centrale allo sviluppo delle associazioni, per le quali propugnava l’autonomia e l’indipendenza dal potere centrale, si dedicò alla crescita delle società di mutuo soccorso e, più in generale, di quelle organizzazioni che fossero in grado di venire incontro alle istanze derivanti dalla drammaticità e urgenza della questione sociale. Sostenne le banche popolari, l’apertura di una società cooperativa di consumo e di un forno economico (nel 1873 era stato anche segretario del comitato direttivo nato per aprire cucine economiche). Altri impegni nel campo dell’associazionismo furono la partecipazione al comitato promotore della Società Petrarca e il ruolo dirigenziale nella Società dei reduci. Morì pochi mesi dopo l’inizio della guerra, con l’Italia neutrale. Un avversario politico, on. Landucci, ricordò in Senato il “cacciatore delle Alpi”, rievocando la figura carismatica. Sopra la salma del Severi vennero deposte la camicia rossa, il berretto di capitano dei garibaldini, la fascia del Gran consiglio della massoneria. Era stato un elemento di rilievo della Loggia Cairoli di Arezzo e della massoneria italiana

Garofoli, A. (2003). Severi Giovanni. Garibaldino, avvocato, politico, 1-4.

Severi Giovanni. Garibaldino, avvocato, politico

GAROFOLI, ALESSANDRO
2003-01-01

Abstract

Biografia di uno dei maggiori protagonisti della storia di Arezzo, con frequenti contributi a quella nazionale. Garibaldino, si unì ai giovani che contribuirono al conseguimento dell’Unità, per unirsi a Garibaldi. Nel 1866 prese parte ai combattimenti in Trentino. Leader nella vita politica dagli anni Settanta, fu il portavoce del malumore nei confronti del governo e delle istituzioni locali, capo della sinistra aretina. Eletto deputato, orgoglioso dell’amicizia con Cavallotti, scelse l’Estrema. Avvocato penalista, fu Onorevole per sette legislature. Lavorò ad alcune delle riforme di Depretis. La nomina a senatore, comunicata nel 1904 da Giolitti, ebbe la conseguenza d'inasprire le diffidenze fra le componenti politiche della sinistra. Già dal 1892 l’avvocato aretino aveva progressivamente cominciato a orientarsi verso la rinuncia all’opposizione preconcetta nei confronti della monarchia e, affermando di voler attendere a giudicare gli esecutivi solamente sul piano della realizzazione o meno delle riforme e quindi, su quel terreno, condannare o approvare la destra come la sinistra. Un’indubbia delusione per l’esecutivo Crispi ma anche l’ammirazione per Giovanni Giolitti, avevano contribuito al mutamento. Nel 1892 Severi aveva votato contro la proposta Colajanni d’inchiesta parlamentare sulle banche, lo scandalo che coinvolse in parte lo statista piemontese. Nel 1908 si arrivò ad una scissione netta della compagine radicale di Arezzo. Causa scatenante l’accordo elettorale concluso, in occasione delle aamministrative, fra la sezione socialista ed il partito radicale di base. Severi, appartenente alla corrente moderata dei democratico-radicali, fu fra i firmatari di un documento contrario all’alleanza e, insieme ad altri dimissionari, costituì l’Associazione democratico-radicale Cavallotti. In aggiunta agli impegni parlamentari sedette per anni sui banchi del consiglio comunale e di quello provinciale, protagonista di filippiche mirate a difendere il principio del disinteresse personale nelle amministrazioni pubbliche e nella vita politica. Attribuendo un’importanza centrale allo sviluppo delle associazioni, per le quali propugnava l’autonomia e l’indipendenza dal potere centrale, si dedicò alla crescita delle società di mutuo soccorso e, più in generale, di quelle organizzazioni che fossero in grado di venire incontro alle istanze derivanti dalla drammaticità e urgenza della questione sociale. Sostenne le banche popolari, l’apertura di una società cooperativa di consumo e di un forno economico (nel 1873 era stato anche segretario del comitato direttivo nato per aprire cucine economiche). Altri impegni nel campo dell’associazionismo furono la partecipazione al comitato promotore della Società Petrarca e il ruolo dirigenziale nella Società dei reduci. Morì pochi mesi dopo l’inizio della guerra, con l’Italia neutrale. Un avversario politico, on. Landucci, ricordò in Senato il “cacciatore delle Alpi”, rievocando la figura carismatica. Sopra la salma del Severi vennero deposte la camicia rossa, il berretto di capitano dei garibaldini, la fascia del Gran consiglio della massoneria. Era stato un elemento di rilievo della Loggia Cairoli di Arezzo e della massoneria italiana
2003
Garofoli, A. (2003). Severi Giovanni. Garibaldino, avvocato, politico, 1-4.
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